Conferenza: L’Immagine Sociale Nell’Epoca Dei Social Network

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Lunedì 21 Luglio alle 21.00
presso: HOTEL VILLA SVIZZERA Via G. Marconi 15 
VIDICIATICO
Ingresso libero
Relatore: Giacomo “Big Jack” Lanzi, fotografo e direttore artistico presso Terzo Occhio Foto

“Le innovazioni tecnologiche hanno cambiato il rapporto tra l’individuo e la società. Cambia conseguentemente anche la concezione delle reti sociali, seguita a ruota dalla raffigurazione del sé in ambito sociale. Il concetto americanissimo della “popolarità” invade, assieme ai Social Network, tutti i paesi in cui questi strumenti sono presenti. Le fotografie e le immagini mutano la loro valenza sociale: si fotografa cercando il bello, la fama e la gloria, piuttosto che per documentare ciò che avviene. Sarà focalizzata sugli utenti giovani, la generazione nativa digitale, la conferenza sulla fotografia sociale, cercando di ragionare su quale sia la spinta a socializzare online e quale sia la differenza tra rete sociale online e offline.”

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Intervista a Fernando e Gioia Lanzi su “Il Resto del Carlino”

Bologna, 18 giugno 2014 – Ma il santo più amato chi è? «Antonio da Padova, non ci sono dubbi. Non c’è chiesa in Europa e nel mondo che non abbia un punto di devozione dedicato a lui. È il taumaturgo più potente. Il culto è stato portato in giro dagli emigranti».

Fernando Lanzi e la moglie Gioia da quasi quarant’anni sono ‘cacciatori’ di sacro. Dai piccoli santuari a Lourdes o Medjugorje. Lui è ingegnere, dirige il museo della Madonna di San Luca. Lei è dottore in lettere classiche. Insieme, guidano il Centro Studi di Cultura Popolare.

Chilometri percorsi?
Lui: «Un milione, più o meno. In camper. I santuari visitati? Migliaia».

La prima volta.
Lei: «Era il ’76. Abbiamo censito le Maestà di Lizzano in Belvedere, sull’Appennino, oggi viviamo là. Sono i pilastrini con le nicchie e le immagini sacre. Per lo più Madonnine. Da sempre il popolo cristiano si esprime con i segni».

Anche a Bologna, città rossa.
Lui: «Eccome! Abbiamo catalogato 312 immagini sacre solo nella cerchia delle mura. Basta camminare per vederli. Non c’è bisogno di entrare negli androni, non bisogna chiedere permesso».
Lei: «È come per la Madonna di San Luca. Vai in processione anche se non vai a Messa. Penso al Cristo nero del Pratello, sempre pieno di fiori. La gente è affezionata, quando hanno visto il restauro dissennato che è stato fatto, si è rischiata la rivolta».

Trentotto anni di viaggi per studiare la devozione.
Lui: «Abbiamo percorso in lungo e in largo tutta l’Europa, diverse volte. Anche gli stati più piccoli, come il Liechtenstein. Poi Messico e Israele».

La sintesi qual è?
Lui: «Dagli Urali all’Atlantico, la cultura europea è nata dalla fede».
Che metodo avete seguito?
Lei: «Studiare prima, prendere contatti. Poi partire, andare a vedere. E fare come l’antropologo. Che guarda, ascolta, chiede. Ecco, bisogna farsi tante domande».

Tipo?
Lei: «Vai in San Domenico, qui a Bologna, vedi l’immagine di Santa Rosa da Lima e devi capire perché è lì. È domenicana, la patrona del Perù».

Le vite dei santi per voi non hanno segreti…
Lei: «Abbiamo consultato 11mila libri, ne abbiamo scritti una cinquantina e riempito così tanti quaderni di appunti che potremmo andare avanti per altri vent’anni». Lui: «La gente all’inizio si meraviglia, di dove siete, che cosa cercate qui, il nostro è solo un paese di duemila anime! Poi dall’incredulità si passa all’accoglienza».

Che cosa rappresentano i santuari nel mondo?
Lui: «Un punto d’aggregazione e d’identità. I miracoli? Tantissimi. L’ultimo che ci è stato raccontato l’ha compiuto il beato Rivi».

Ci sono beati che dopo secoli non sono ancora santi.
Lei, sorridendo
: «Si devono dare una mossa e fare il secondo miracolo, condizione necessaria per gli altari!».

La Chiesa è prudente.
Lui: «E ha ragione. La Chiesa cerca di stare molto con i piedi per terra. Ormai i miracoli li accertano i medici. Non è più come un tempo, quando sugli ex voto si raccontavano rovinose cadute da cavallo senza conseguenze. Oggi bisogna guarire da una malattia che per la medicina non dà scampo».

L’incontro inaspettato.
Lui: «A Lourdes tanti musulmani che venerano la Madonna. Loro riconoscono la verginità di Maria, madre di Gesù, ultimo profeta prima di Maometto».

Rita Bartolomei

Trovate anche la Video Interivsta seguendo il link.

“Virgo Fidelis – Salus Populi Romani – Praesidium et Decus”

2014-06-03--Locandina-VIRGO-FIDELIS--250x420---Bozza-05Presso il Museo della Beata Vergine di San Luca (Piazza di Porta Saragozza, 2/A)
dal 3 giugno al 29 luglio
Sarà esposta la mostra documentale “Virgo Fidelis – Salus Populi Romani – Praesidium et Decus”, che presenta tre immagini della Madonna realizzate da Luigi E. Mattei in importanti occasioni: la mostra vuol ricordare il Bicentenario di Fondazione dell’Arma dei Carabinieri, e allinea quindi tre interpretazioni delle immagini della Vergine che lo scultore ebbe a realizzare per la Patrona dell’Arma, Virgo Fidelis, per la Patrona di Roma, Salus Populi Romani, e per la Patrona di Bologna, la Madonna di San Luca.

Le terrecotte originali esposte costituiscono i modelli delle opere in bronzo collocate rispettivamente al Comando Legione Carabinieri di Bologna, nella Porta Santa della Papale Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma e della immagine in terracotta posta nel leggio della Basilica di San Petronio: con questa ultima, Luigi E. Mattei è il 77° scultore (dalla fondazione nel 1390) che contribuisce con opere ad arricchire il patrimonio artistico della nostra Basilica di San Petronio. La Porta Santa della Basilica di Santa Maria Maggiore, il cui tema è “Gesù Risorto incontra la Madre”, venne benedetta ed inaugurata dal Papa Giovanni Paolo II l’8 dicembre 2001.

La Mostra sarà accompagnata da altre iniziative di cui si sarà notizia. Oltre alle immagini mariane, saranno esposte diverse vedute della città, sempre di Luigi E. Mattei, riunite sotto il titolo “Carabinieri nel cuore di Bologna”. Segnaliamo fin d’ora la conferenza della dott.sa Elena Trabucchi che il 16 giugno alle ore 21 svilupperà il tema “Tre Patrone, un’unica Madre”, e accompagnerà alla visita al Museo.

Scarica la locandina in PDF.

Articolo Pubblicato su Bologna 7

MOSTRA PROCESSIONE SCULTURA GIOVANNI STAGNI. museo+mostra+processione+029Torna per il decennale del Museo della Beata Vergine di San Luca la mostra di Stefano Stagni, che riproduce in una colorata processione di 92 pezzi in terracotta dipinta il corteo processionale della nostra Patrona, con la rappresentazione di tutte le categorie e associazioni partecipanti. Particolarmente gustoso è la rappresentazione del baldacchino, e inoltre, in una teca dedicata, si può ammirare una completa riproduzione in scala, ricca di dettagli precisi, della grande fioriera che è caratteristica della nostra immagine.

La mostra è stata curata con passione da Piero Ingenni, e si stende su di un tavolato lungo più di sei metri. Stefano Stagni, fu parrocchiano di Santa Caterina di Strada Maggiore e aveva preparato questa opera per la visita della Venerata Immagine del 1999, ma non poté purtroppo assistervi perché morì prematuramente pochi giorni prima del suo arrivo alla sua parrocchia. Era l’epoca della grande peregrinatio iniziata nel 1994. L’Immagine doveva giungere nel marzo, e per l’occasione Stefano Stagni aveva iniziato a preparare una esposizione delle sue terrecotte della processione. Diplomato all’Istituto d’Arte, modellava in terracotta Madonne e altre figure, in uno stile caratteristico. Omaggiamo così non solo lui, ma anche il compianto don Luigi Guaraldi, il suo parroco, ormai da tempo mancato e appassionato d’arte. Ringraziamo per questa esposizione la parrocchia di Santa Caterina di Strada Maggiore, e invitiamo a leggere quanto esposto nella mostra e scritto dallo stesso don Guaraldi. Completa la mostra un raccoglitore con le stampe dei “Viaggi” storici, patrimonio del Museo. Ricordiamo che i “Viaggi”, erano il programma dei percorsi, diversi ogni anno, e durati fino all’arrivo dei napoleonici, delle processioni, che per tre giorni percorrevano la città. I “Viaggi” sono famosi per le anteporte (prima pagina) spesso opera di artisti illustri. La mostra rimarrà esposta fino a domenica 1 giugno e vuol iniziare la memoria dei dieci anni del Museo, che fu inaugurato l’8 maggio 2004, e che vanta più di 150 eventi.

Conferenza “Dalla Mise au Tombeau ai Calvari Bretoni passando per i Compianti”

Presso il Museo della Beata Vergine di San Luca,
sabato 5 aprile alle ore 17 (ingresso libero)
saranno protagonisti i Compianti, in una conferenza del Prof. Fernando Lanzi che tratterà il tema: “Dalla Mise au Tombeau ai Calvari Bretoni passando per i Compianti”
Queste opere, nate da una miniatura illustrativa delle Omelie di San Gregorio di Nazianzo, in un codice della Biblioteca Nazionale di Parigi, presentano una grande ricchezza che, da allora, illustrò passo passo gli eventi intorno alla Passione e morte di Gesù: dall’orto degli Ulivi alla crocifissione e alla morte, la deposizione, il pianto della Madre (la Pietà), il trasporto al sepolcro, il Compianto sul Cristo morto, la deposizione nel sepolcro.
Eventi che furono anche rivissuti nelle prime sacre rappresentazioni che trovarono nel dialogo tra le Mirrofore e l’Angelo il primissimo “canovaccio” teatrale. I tre grandi compianti di Bologna: il Compianto in terracotta di Nicolò dell’Arca nell’Oratorio di Santa Maria della Vita, quello in terracotta policroma di Vincenzo Onofri, quello di Alfonso Lombardi, in San Pietro, sono gli esempi in Bologna di una eccezionale fioritura artistica in Europa, di cui i Calvari Bretoni sono uno splendido esempio, suggestivo per la ricchezza e il numero delle figure e il pathos che ne promana.

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Il nostro teatro nacque dalla liturgia, sviluppando testi intercalati, che arricchivano e dando profondità e pathos al testo propriamente liturgico, più essenziale. E proprio nell’incontro fra le Mirrofore, le donne che portavano al sepolcro gli unguenti per il corpo di Cristo deposto dalla croce, e l’angelo che risponde alla loro implicita, silenziosa domanda: “E’ risorto. Non è qui” , come nella famosa sequenza Victimae paschalis, si trova pronto un canovaccio adatto ad essere allargato con tutti momenti della Passione di Gesù. Da qui vennero le laudi medievali e le sacre rappresentazioni, che trattarono i temi più toccanti della vita di Gesù, per prima la Passione poi la Nascita.

In modo assai analogo ai presepi, nacquero delle tipologie iconografiche che fissarono e scandirono i diversi momenti in gruppi statuari, che vanno dalle semplicissime deposizioni e pietà – col il pianto della Madonna sul Figlio morto – fino ai nostri Compianti, che presentano un numero – 8 – simbolico di figure, fino ai Calvari bretoni, che giungono ad avere un numero assi alto di figure e narrano l’intera Passione.

Il Compianto, detto anche in altri tempi Mortorio, é rappresentazione statuaria che fissa un momento di pausa tra la deposizione dalla croce e la sepoltura del corpo di Gesù Cristo; è momento analogo a quello che i pittori di icone direbbero: il canto funebre. Intorno a Gesù, prima che il sudario lo nasconda ai loro occhi, stanno Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo (entrambi, dopo aver seguito Gesù nascostamente, trovano coraggio davanti alla morte), la Madonna, sorretta o solo accompagnata da Maria di Cleofa e Maria di Salome, Maria Maddalena e l’apostolo Giovanni. Bologna mostra in queste sacre rappresentazioni in terracotta una solida pietà:

nel Santuario di Santa Maria della Vita vediamo il gruppo più antico, quello di Nicolò, detto dell’Arca per il contributo all’Arca di San Domenico e che qui si firma ancora Nicolò da Puglia (1464-1485); nella Basilica di San Petronio quello di Vincenzo Onofri (1495 circa); nella Cattedrale di San Pietro quello di Alfonso Lombardi (1522).

Cattedrale di San Pietro: Unico gruppo completo é questo del Lombardi, restaurato da Mauro Mazzali nel 1992: solenne e composto, dove la drammaticità si avverte nell’abbandonarsi della Vergine che vien meno e nei chiaroscuri del suo gruppo, mentre le altre figure sono solenni e composte in riflessione, preghiera, stupore. Giuseppe appoggia la mano alla guancia, Nicodemo é riconoscibile per il turbante. La pietà che ispira i compianti é simile a quella per cui nacquero i presepi contemplare pieni di stupore e insieme essere protagonisti, commossi dalla misericordia divina.
Santuario Santa Maria della Vita: Nicolò dell’Arca presenta il grido pietrificato delle donne, cui si contrappone la meditazione di Giovanni, il Teologo, e della figura in ginocchio, rivolta, quasi a provocarli, agli spettatori: per alcuni é Nicodemo, per altri Giuseppe d’Arimatea.
Basilica di San Petronio: Vincenzo Onofri presenta un momento più contenuto, riflessivo: manca Giuseppe d’Arimatea, e le figure esprimono un composto dolore.